DI COSTANZA OGNIBENI

Mi è capitato qualche giorno fa per le mani l’ennesimo video del contestatore di turno riguardo alle misure prese dal governo per fronteggiare l’enorme emergenza che nessuno di noi si sarebbe mai immaginato di dover affrontare. Era un breve video che confrontava le morti per influenza e polmonite nel 2017 e le morti per Coronavirus nel 2020, e faceva notare quanto la differenza non fosse poi così sostanziale. Ergo, il Coronavirus non è niente di più né di meno di un banale male di stagione, e stiamo tutti facendo molto rumore per nulla.
La prima domanda che ci si pone è come mai questi luminari si limitino a far girare le loro verità attraverso i social network, quando non attraverso catene di Sant’Antonio: se sono verità così importanti – a quanto pare, sempre rifacendoci a una di queste catene, saremmo arrivati a trovare il farmaco contro il Covid-19 in Russia e – udite udite! – pare sia acquistabile in qualsiasi farmacia russa senza obbligo di ricetta – ecco, dicevamo, se sono verità così importanti per l’intera umanità che, ignara, sta continuando ad applicare il lock down in quasi tutto il mondo, perché non farle girare attraverso fonti ufficiali, dove magari avrebbero più ascolto? Perché comunicare tutto sottotraccia, attraverso pagine Facebook personali o messaggi vocali, affidandosi al passaparola? Davvero pensano che, avendo la verità in mano, riceverebbero ostracismo se provassero a farla pubblicare da qualche organo ufficiale? Potranno dire di non essere in grado di scrivere, ma cavolo, se devi raccontare l’arma con cui sconfiggere un nemico invisibile che da mesi sta facendo stragi di morti in tutto il mondo, non credo che il direttore del giornale o la casa editrice di turno negherebbe la pubblicazione solo perché scritta in un italiano non-proprio-impeccabile!
E invece no, assistiamo quotidianamente a questi sedicenti commentatori che, oggi attraverso un’indagine statistica, domani attraverso un occhio su una parte del mondo a noi non accessibile – mi riferisco in questo caso al farmacista romano che vive in Giappone – smontano uno a uno i diktat del governo sullo stare a casa, cercando di aprirci gli occhi su quanto tutto questo sia insensato, finendo per lasciarci lì, inerti, con solo tanta rabbia addosso per esserci resi conto di essere stati presi per i fondelli dalle istituzioni.
Quello che poi stupisce è che essi si manifestano come delle specie di meteore; per una settimana diventano un vero e proprio tormentone rimbalzando da una chat all’altra, per poi scomparire nel nulla. Nessuna rivoluzione, nessuna proposta, nessuna rivolta. Solo un complottismo che si autoalimenta, ma che non va mai da nessuna parte, se non nei nostri pensieri; li inquina, li distorce, e rende ai nostri occhi inaccettabile una situazione già di per sé assai difficile da vivere.
E tutti sappiamo quanto quello che blocca veramente il nostro agire, il nostro pensare, il nostro essere creativi, non è tanto il contesto, quanto la mancanza di accettazione dello stesso. Tutti i grandi uomini hanno compiuto le loro eroiche gesta in circostanze per noi inammissibili, eppure ce l’hanno fatta. Nessuno pretende di diventare un grande uomo da un giorno all’altro, ma di imparare da loro, sì! Tutti partivano da un vedere, accettare la realtà per quella che era, giusta o sbagliata che fosse, per poi muoversi di conseguenza: chi attraverso la lotta politica, chi scrivendo, chi, semplicemente, proponendo qualcosa di diverso.
E allora, questi pensieri cospirativi, queste forzature, che scopo hanno? Non è assolutamente detto che la via istituzionale sia l’unica percorribile, ma, diamine, se qualcuno ha una valida alternativa da proporre a questa forzata cattività esca allo scoperto e ci salvi tutti! Nessuno preferisce rimanere in quarantena e continuare a conteggiare il numero di morti giornalieri, sperando sia diminuito rispetto al giorno prima. Dunque, se c’è qualche salvatore della terra, non sia timido ed esca immediatamente allo scoperto. Se invece quello che si intende fare è semplicemente tagliare le gambe alla possibile realizzazione che potrebbe conseguire a un dramma come questo, allora taccia per sempre. E ci lasci accettare, digerire, una situazione che sta cambiando nel profondo le nostre vite, in modo da poter un domani, raccontare una nuova storia. Per dirla con le parole di Joyce Lussu:
“Un vero poeta non è colui che canta la rivoluzione, ma fa la rivoluzione cantando. Per rivoluzione non intendo solo l’azione politica organizzata; ci sono mille modi per farla, anche nei minimi rapporti quotidiani, come atto di vita e di autonomia contro le incrostazioni del conformismo”.